mercoledì 8 aprile 2015

Un anno di Lapisly

Alla BCBF 2014 incontravo per la prima volta Debora e Lara, due donne decise e sorridenti, con un progetto da realizzare: fondare una casa editrice digitale, specializzata in appbook d'arte per bambini. Dopo approfondite ricerche in rete, hanno incontrato i miei disegni e ritenuto il mio lavoro adatto alla loro prima uscita, dedicata all'opera di Paul Klee. Così è iniziata la nostra collaborazione, consolidatasi in un anno intero di telefonate, chat, interminabili mail e intensi scambi di files e di opinioni. L'app è ormai in fase di ultimazione, il mio lavoro è (quasi) concluso, e alla BCBF di quest'anno, pochi giorni fa, ci siamo ritrovate a presentare un'anteprima allo stand di MiMaster, insieme agli altri componenti del team Lapisly. In questo bellissimo nome è racchiusa l'idea di base del progetto: conciliare i mezzi digitali, ritenuti troppo spesso freddi e impersonali, all'artigianato e alla poesia dell'illustrazione tradizionale, per favorire una magica e interattiva immersione dei piccoli fruitori nel mondo dei grandi artisti.
Non mi soffermo ora sulla descrizione dell'app e sul suo funzionamento - lo farò più avanti, ma fidatevi, è qualcosa di veramente diverso dal solito! - vorrei solo dare un po'... di numeri.


Difficilissimo per me quantificare le ore di lavoro anche su un periodo di 3 giorni, figuriamoci su un anno; allora qualche giorno fa ho disteso sul pavimento della cucina tutti i fogli che ho dipinto per Lapisly, coprendo molti mq.
I disegni sono suddivisi in diversi generi, e ho contato:

- 6 Grandi tavole ambientali (come questa)


- 9 disegni quasi iperrealistici 


- 74 frames di animazione di piccoli oggetti, come questo libro (24 disegni per farlo aprire e chiudere)


- 15 bozzetti/progettazione dei (fortunatamente solo 2) personaggi, il bimbo Cicè e il gatto Ku


- 3 corpi, 4 teste, 7 braccia per il Cicè definitivo, che si muove poco


- e infine l'adorato micione multicolore: escludendo i bozzetti e i 16 frames di prove preliminari sulla camminata, l'ho disegnato e colorato, intero, per 137 volte, e ci ho aggiunto (finora) 31 singole teste con studio e animazione dell'espressione (10 musi per uno sbadiglio, ad esempio).


Tutto questo per avvertirvi: se da settembre in poi, quando tutto sarà completato, estrarrò l'iPad dalla borsetta ogni volta che vi incontro... abbiate pazienza. 
P.S. Sono sicura che piacerà anche a voi.

domenica 5 aprile 2015

L'importante è arrivare preparati

Febbraio 2015: brillantemente sopravvissuta alla polmonite e allo shock del furto dell'auto dal cortile di casa, la sottoscritta si iscrive a un molto allettante workshop: "Dipingere con Photoshop", Bologna, 7-8 marzo, docente il grande Paolo Domeniconi. Nonostante i soliti dubbi sull'opportunità o meno di partecipare a questi corsi (e se sono la più vecchia? e se tutti sono già bravissimi e io l'unica somara?) la voglia di imparare qualcosa la spunta sull'idea di annullare l'iscrizione, e così mi ritrovo, a pochi giorni dalla partenza a considerare penosamente la mia attrezzatura di lavoro.
E fu così (questa parte leggetela alla Paolo Villaggio) che Liza preparò il suo bagaglio con, nell'ordine: computer portatile prestato da un amico del fidanzato, con il misterioso sistema operativo Windows 8 e versione demo dell'ultimo, sconosciuto, Photoshop; tavoletta Wacom modello assiro-babilonese, adatta alla scrittura cuneiforme e poco altro; chiavetta usb su cui credeva di aver copiato gli ultimi lavori, e rivelatasi poi vuota; e infine, quaderno per appunti formato album fotografico matrimoniale, una vera comodità quando lo spazio del tavolo è scarso e occupato da pc e tavoletta.



Mi piacerebbe raccontarvi che nonostante le premesse sono diventata un mago dell'illustrazione digitale, invece il seguito è la logica conseguenza dell'inizio: tavoletta non funzionante, computer dai meccanismi esplorativi a me incomprensibili, 95% degli altri partecipanti giovani e sgamati. Aggiungete che questa



è stata la mia sistemazione per la notte - praticamente una cella monacale - e la mia cena un trancio di pizza in piedi DA SOLA (e io odio mangiare da sola fuori casa), ecco, questo lascerebbe pensare che MAI PIU'!
E invece dove la tecnologia, le situazioni, l'impreparazione remano contro di te, il cuore delle persone ti soccorre. Alessandra, organizzatrice del corso, mi ha ceduto la sua postazione per tutto il primo giorno; Paolo, che non ha perso la sua pazienza nemmeno sotto le mie domande continue e inopportune, mi ha prestato la sua tavoletta il giorno successivo; con Betta, Rita e Giovanna ho condiviso alcune pare sull'età e sulla voglia di mettersi in gioco; con Francesca l'attesa del treno e la fila per un... trancio di pizza, una cena un po' ripetitiva ma stavolta in compagnia, nella sala d'aspetto della stazione.
E allora, sebbene il mio miglior disegno di quei due giorni sia stato questo



sono tornata contenta. Molto.