Capita che, per conoscenza indiretta, ti telefoni un giovane fotografo e ti commissioni dall'oggi al domani (e non è un modo di dire, è proprio da mercoledì a giovedi) la copertina di un suo cofanetto, con cartoline in bianco e nero, foto scattate in spiaggia, in Puglia... immagini un po' trash, schiene pelose, pranzi pesanti sotto il sole, costumi da bagno inadatti ai corpi che li indossano.
Capita che il lavoro sia noiosetto, e basandosi su una foto di vecchio barattolo di conserva di pomodoro, ti si richieda di riprodurlo, così arrugginito, ma con le scritte cambiate, mantenendo grafica e caratteri originali.
Capita poi di conoscerlo di persona, e di scoprire che certi fotografi sono un po' folli e coraggiosi, pronti a prendere un aereo (dall'oggi al domani, e non è un modo di dire) per Tripoli, o per il Cairo per andare a documentare la violenza di un conflitto, rischiando la vita per la passione del proprio mestiere.
Capita anche che il suo lavoro sia recensito nientemeno che dal New Yorker (http://www.newyorker.com/online/blogs/photobooth/2012/06/gabriele-micalizzi-pane-e-pomodoro.html#slide_ss_0=1.
Questo è il mio contributo a Pane e Pomodoro, di Gabriele Micalizzi. Le sue bellissime foto e quelle dei suoi colleghi si possono vedere qui http://www.cesura.it/.