martedì 23 ottobre 2012

Il libro del cielo

Sa(fa)rà stato illustrare Storia di una Stella. Oppure le tante notti di San Lorenzo passate a guardare lassù pensando a quanto siamo minuscoli, invisibili, inutili microbi. O forse le prime pagine degli atlanti di scuola, con le rappresentazioni del sistema solare. Non che io sia un'astrofila, tantomeno un'appassionata di astrologia, ma la presenza della volta celeste è una cosa che percepisco, profondamente, non appena tramonta il sole. Quelle figure dei segni zodiacali nei mosaici medievali (Bobbio); gruppi di stelle che diventano animali, uomini, miti, negli affreschi del '500 (Mantova, Caprarola) e nelle pagine degli antichi atlanti celesti: ecco, quelle cose lì, che rendono visibile lo sforzo dei microbi di comprendere il mistero del cielo, misurandolo fin dove si può. Quelle cose lì vorrei che si vedessero davvero, nel cielo.


mercoledì 10 ottobre 2012

Omaggio a Piero Farulli





"Verso i quattordici anni, non so come, mi misi in testa di fare il compositore. Capii che, per farlo, avrei dovuto intensificare lo studio della musica. Dato che abitavo ai piedi della collina, presi la bicicletta e salii alla Scuola di Musica di Fiesole, creatura di Piero Farulli. Sapevo che era un famoso musicista. E che, se  era destino che gli alieni ascoltassero musica umana, probabilmente sarebbe stata musica eseguita da Farulli. Infatti nel 1977 la Nasa ha mandato alla deriva nello spazio una sonda contenente, tra le altre cose, un campione di ciò che l'umanità ha fatto di meglio, tra cui  un quartetto di Beethoven eseguito appunto – come viola – da Farulli. In quanto appassionato di fantascienza non potevo restare insensibile a un dettaglio del genere.
Credevo che Farulli fosse una presenza invisibile, o che tale sarebbe stato per me. Invece mi accolse di persona. Fui subito colpito dal suo aspetto: aveva una vitalità beethoveniana, mi parve, benché non avessi mai conosciuto Beethoven. Era imponente. Una luce selvatica negli occhi, e nel sorriso. Perfino nelle sopracciglia. Qualcosa di molto combattivo in tutta la persona. Un uomo fuori dal comune, accogliente e passionale, non ti veniva voglia di contrariarlo.(...)
Quando mi trovavo la sera, solo (dopo tutto sono un pianista) alla Torraccia, e passavo da una stanza all'altra, da un pianoforte all'altro, guardavo spesso la notte incantata fuori dalla finestra, dolce e palpitante. Mi piace credere che fosse la stessa notte in cui naviga adesso la sonda, portando verso altri mondi Farulli, Beethoven e tutti gli altri." (E.F. Carabba)